Mi è stato chiesto di scrivere riguardo alla pratica acquatica dei bimbi di età inferiore ai tre anni, essendo questa una delle mie attività: ci provo.

Potrei elencare una sequenza di buone ragioni per cui un genitore dovrebbe iniziare quest’attività con il suo bambino, ma preferisco raccontarvi a braccio i miei pensieri su questo stimolante argomento.

Lo specchio d’acqua riflette ogni emozione, amplificandola, nel bene e nel male. Ed è inutile scappare! Bisogna proprio farci i conti fronteggiando le difficoltà, in acqua come a casa.

Ci sono momenti magici durante i quali, il genitore in assoluta simbiosi col proprio bambino, riesce ad ottenere i risultati sperati: il bimbo accetta l’attrezzo (salvagente, braccioli, tondoludi…), segue il genitore che lo stimola a muoversi verso di lui con un gioco o semplicemente attirandolo con la voce, ride, è felice e sgambetta, eccome se sgambetta! Tutto il suo mondo è lì, davanti a lui, come fare a resistergli?!

Questi momenti, che vanno all’incirca dai tre agli otto mesi sono fondamentali per iniziare la sperimentazione in acqua eseguendo tutti quegli esercizi: prese, utilizzo degli attrezzi in progressione di difficoltà, immersioni e risalite autonome (il bimbo, spinto sott’acqua e lasciato libero, istintivamente dopo poco inizia a sgambettare per risalire in superficie), che lo fortificheranno:

  • Aumentando la sua agilità e la coordinazione motoria

  • Promuovendo lo sviluppo del suo apparato muscolo-scheletrico e del sistema cardio-circolatorio

  • Stimolando in lui l’appetito

  • Rinforzando il sistema immunitario rendendolo meno suscettibile alle malattie

Il bambino, massaggiato dall’acqua rinforzerà il suo sistema nervoso, in più, con la possibilità di potersi muovere in tutte le direzioni senza essere manipolato e con la complicità della spinta dell’acqua dal basso verso l’alto, andrà alla ricerca dell’equilibrio, stimolando il sistema vestibolare.

Ecco, non ho resistito a elencare parte delle buone ragioni che un genitore dovrebbe tenere in considerazione per decidere di iniziare l’avventura acquatica col suo bambino, ma l’elenco potrebbe arricchirsi ulteriormente pensando a quanto il legame tra genitore e bambino si fortifica durante questa pratica.

Questo è uno dei motivi per cui suggerisco ai genitori l’ingresso in acqua da parte dei padri, che così poco tempo riescono a dedicare ai loro piccoli durante la settimana. Qui possono disporre di un palcoscenico esclusivo; un momento unico per recuperare il tempo passato lontano da casa.

Ecco però che all’orizzonte degli otto mesi si affaccia la bega.

Eh sì, perché dobbiamo presto fare i conti con l’evoluzione e la crescita del nostro piccolo che passerà dal riattaccamento alla madre associato alla paura dell’abbandono, al timore verso l’estraneo, all’imposizione ferrea della sua volontà attraverso NO categorici e rifiuti ad eseguire qualsiasi cosa gli chiediamo. Momento questo di grande disorientamento da parte del genitore che spesso legge il comportamento del bambino come una sfida nei suoi confronti.

In acqua è il momento più difficile; il genitore viene a lezione per far divertire il bambino e insegnargli qualcosa e se ne torna a casa stanco e con un bambino arrabbiato. Questi periodi critici si possono superare solo con calma e determinazione.

Potremo dover affrontare momenti di stasi nell’apprendimento, di regressione e d’insofferenza, ma, come diceva Mary Poppins, con un poco di zucchero la pillola va giù e il nostro zuccherino è fatto di comprensione e pazienza, specie in acqua.

Restiamo con lui amorevolmente senza chiedere nulla, cercando di divertirci ugualmente e sfruttando le possibilità che si affacciano o che l’operatore stesso ci consiglia e, presto o tardi, vedremo il risultato delle nostre fatiche, un bambino completamente a suo agio nell’acqua, che si muove in autonomia senza supporti, si tuffa e immergendosi risale da solo andando a cercare un approdo sicuro. Come dicono i giovani, è tanta roba!

Essere calmi e pazientare però non significa non mantenere alta la bandiera della genitorialità; un bambino ha bisogno in egual misura di amore e fermezza, di comprensione e sicurezza per affrontare la grande sfida della vita: diventare grande.

Licia Porro – Ostetrica – Acquamotricista Prenatale e
Neonatale